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Verso un Pensiero Integrale pt.2 | Psicologo Milano Simone Curto
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Verso un Pensiero Integrale pt.2

Verso un Pensiero Integrale pt.2

Le nuove prospettive del pensiero scientifico

 

Una nuova visione del mondo si sta avviando a partire dalle nuove rivelazioni che la scienza ci ha offerto rispetto alla scoperta delle basi non materiali della realtà fisica (la materia benché solida è energia strutturata che interagisce con il mare di energia virtuale e insondabile da cui ha origine), dei legami sottili della vita (tutti gli essere viventi interagiscono e comunicano fra loro in modo impalpabile ed efficace) e dei poteri della mente e le connessioni transpersonali (quando essa ad esempio si trova in uno stato di sintonizzazione adeguato).[1]

 

Sulla non materialità della realtà fisica

 

Le critiche all’impostazione meccanicista della scienza sono giunte da studiosi sia delle scienze biologiche sia delle scienze socio-psico-antropologiche. Tuttavia sono stati alcuni progressi della fisica del XX secolo ad assestare i colpi più incisivi al vecchio modello. In particolare nel 1915 Einstein elabora la sua teoria della relatività nella quale introduce il concetto di unificato di spaziotempo, stabilendo un’equivalenza fra lo spazio e il tempo. Nella visione relativistica la dimensione temporale (prima-dopo) è assimilata alle tre dimensioni spaziali ed è percepita in modo diverso da osservatori in condizioni differenti. La teoria mostra chiaramente il ruolo compartecipante dell’osservatore, mettendo in crisi il principio di oggettività stesso. Einstein stravolge non solo la relazione fra spazio e tempo, ma anche quella fra massa ed energia, unificate nella nota formula E=mc2: la massa può essere convertita in energia (e viceversa) e la materia non è altro che un campo dove l’energia è particolarmente concentrata.  I successivi studi sull’infinitamente piccolo, hanno rivelato poi un comportamento della materia inanimata assolutamente incompatibile con le teorie meccaniciste, sgretolando definitivamente le certezze della fisica classica. Quando si iniziò a studiare il mondo su piccola scala, ci si rese conto delle contraddizioni che la suddivisione tra fenomeni meccanici e ondulatori portava: lo spettro del corpo nero (1900), l’effetto fotoelettrico (1905), l’effetto Compton (1926) e l’emissione spontanea (1927), potevano essere spiegati solo ammettendo che le onde elettromagnetiche fossero formate da corpuscoli aventi energia con un valore fisso e indivisibile (quanti), detti poi fotoni. Il modello planetario della fisica quantistica dimostrava l’esistenza all’interno dell’atomo di un nucleo e di particelle di materia infinitamente piccole che si muovono nello spazio vuoto: queste particelle apparivano a volte come tali a volte come onde.

 

Il principio di complementarità di Bohr afferma che il duplice aspetto di alcune rappresentazioni fisiche dei fenomeni a livello atomico e subatomico non può essere osservato contemporaneamente durante lo stesso esperimento rendendo in qualche modo meno stridenti con la concezione della fisica classica, e anche con la logica, i dualismi quantistici e in particolare il dualismo onda-particella.

 

Il principio di Indeterminazione di Heisenberg sancisce l’impossibilità di interferire con l’universo senza modificarlo. Tutte le particelle, quando si cerca di osservarle si modificano, trasmutano in altro, oppure scompaiono nell’energie e ricompaiono sotto forma diversa: “indagando la natura pertanto i fisici si sono sentiti rispondere: se mi vuoi comprendere devi cambiare la tua mente. […] Il nuovo paradigma è infatti, prima di tutto, il frutto di una nuova comprensione che nasce dalla necessità dell’uomo di scienza di rispondere alle richieste che emergono dalla natura indagata in profondità. Risponde all’esigenza di declinare la conoscenza secondo la nuova visione per la quale non siamo parti separati dall’intero, ma siamo l’intero. Se già il principio di indeterminazione aveva evidenziato infatti come il soggetto e l’oggetto sperimentale sono inequivocabilmente legati, il teorema della diseguaglianza di Bell, dimostra che due sistemi quantistici che abbiano interagito almeno una volta, non possono più essere considerati separati. Una sottile legge di natura li connette anche se essi vengono allontanati tra loro fino agli estremi dell’universo.

 

Sui legami sottili della vita

 

Mentre la vecchia visione meccanicistica descrive un mondo costituito da relazioni tra corpi separati che si urtano e poi proseguono indisturbati il loro cammino, la nascente visione olistica riconosce i rapporti tra i diversi sistemi e ci racconta di un mondo in cui, dopo questo “incontro”, ogni parte è diventata qualcosa di nuovo. Una nuova visione che si fonda sulla consapevolezza della profonda relazione e interdipendenza tra gli individui e uno sguardo integrale all’individuo stesso concepito come  un’unità di fenomeni fisici, biologici, psicologici e sociali, culturali. Un’unità di visione contro ogni tipo di riduzionismo, divisione, iperspecializzazione. Una scienza in cui l’individuo non è concepito come una monade isolata ma un’unità costituita da elementi interconnessi tanto che “più profondamente penetriamo nel mondo submicroscopico, tanto più ci rendiamo conto che il fisico moderno, parimenti al mistico orientale, è giunto a considerare il mondo come un insieme di componenti inseparabili, interagenti e in moto continuo, e che l’uomo è parte integrante di questo sistema.”[5]

 

La struttura che connette di Gregory Bateson

 

La Teoria Generale dei Sistemi (o Teoria Sistemica), formulata in prima istanza da Ludwig von Bertalanffy, postula che un sistema è costituito da un insieme di parti interagenti e in ogni sistema si possono riconoscere dei sottosistemi che lo compongono e che non possono funzionare autonomamente senza o al di fuori di esso. Un sistema può esprimere delle qualità e/o proprietà che non sono deducibili dalle sue parti, ma dall’interazione tra di esse: un sistema può essere definito come un complesso di parti le quali, dotate di determinate connotazioni, istituiscono tra loro relazioni, tale che il comportamento di ciascuna di esse risulta contraddistinto dal legame in cui è coinvolto e viceversa. Tutte insieme conferiscono al sistema proprietà, che non sono la mera derivazione della somma delle note distintive delle parti, ma risultano del tutto originali. [6]

 

Questa teoria, espansa in diversi ambiti di interesse tra cui cibernetica, psicologia, sociologia, meccanica, trova applicazioni nei sistemi familiari e nelle struttura sociali grazie a Bateson che, assieme a Paul Watzlawick e altri esponenti della scuola di Palo Alto, approndisce in particolar modo il tema della comunicazione. Per Bateson ogni elemento di un sistema è in relazione con gli altri elementi, e ha una ragione d’essere per la specifica funzione che svolge: comportamenti, ruoli e funzioni diverse concorrono a generare la Proprietà Emergente del sistema, che è una caratteristica superiore alla somma delle funzioni. Per Bateson “la sopravvivenza del sistema ha sempre una priorità su quella dei suoi componenti e la comunicazione è un mezzo omeostatico volto a mantenere la stabilità del sistema, lo strumento attraverso cui si realizzano le connessioni nel sistema: la sopravvivenza del sistema è mantenuta attraverso cambiamenti adattivi dei membri, cambiamenti generati dallo scambio reciproco delle informazioni all’interno del sistema.”[7]

 

In psicologia l’Approccio Sistemico si occupa di esplorare quella dimensione della coscienza in cui ogni fenomeno è parte di un sistema al quale è interconnesso e da cui dipende. Come esseri umani non siamo isolati in una identità psico-fisica, ma siamo parte di una serie di ulteriori sistemi via via più ampi e complessi, quali la famiglia, la nazione, il continente, il pianeta, la storia, lo spazio e il tempo in cui si muove la nostra vita. Non a caso si utilizza il termine ecosistema per indicare l’intima connessione tra l’ambiente e l’insieme degli esseri viventi che lo abitano con reciproche influenze. Lo stesso concetto si può utilizzare per il nostro corpo umano dopo i vari organi, apparati e sistemi (il sistema nervoso, endocrino, circolatorio, respiratorio, immunitario, ecc.) svolgono specifiche funzioni ma in profonda interconnessione gli uni con gli altri.

 

La neuropsicoendocrinoimmunologia di Pert

 

Questo concetto di interconnessione emerge preponderante nelle ricerche di Candice Pert che, studiando la distribuzione delle cellule produttrici di endorfine nell’organismo, illustra il modo in cui i messaggeri biochimici agiscono con un’intelligenza, comunicando informazioni e coordinando un vasto complesso di attività consce e inconsce. Questo scambio avviene tramite una rete che collega tra loro tutti i sistemi e gli organi: ciò che osserviamo è l’immagine di un cervello mobile, non più situato solo nella testa, che si sposta su tutti i livelli del corpo.[8] Le endorfine e i neurotrasmettitori scoperti da Pert cancellano la vecchia divisione mente-corpo per un nuovo modello psicosomatico globale dove corpo e mente sono una cosa sola, un vero e proprio ecosistema, per dirla come Bateson. Interessante aggiungere che l’autrice dimostra inoltre la presenza di una concentrazione elevata di queste cellule negli stessi punti che i Veda riconoscono come i chakra e illustrando come la comunicazione dell’informazione tra la cellula e le sostanze biochimiche trasmettitrici avviene per un fenomeno che lei definisce sintonia vibratoria.

 

L’indivisa totalità dell’universo di David Bohm

 

Il fisico David Bohm propone un’affascinante interpretazione della meccanica quantistica dimostrando la capacità della materia all’interno dello stesso campo di comportarsi come un tutto interconnesso per cui  “’l’intero universo… deve essere compreso come una singola totalità indivisa.”[9]

Per la fisica quantistica una particella esiste potenzialmente fino a quando non è osservata e che quando non si manifesta il suo stato di potenzialità è rappresentato da una forma d’onda matematica (funzione d’onda) considerata una mera formula matematica.

Bohm la considera invece una grandezza fisica reale ed esistente che definisce  “potenziale quantistico”: secondo l’autore il moto della particella non è più determinato in maniera casuale o probabilistica, bensì è governato dall’interazione con un sottostante campo nascosto (il potenziale quantistico) in grado di determinarne la traiettoria e che a differenza dei campi studiata dalla fisica classica (come il campo magnetico o elettromagnetico) dipende solo dalla forma e non dall’intensità del campo stesso. Pertanto, anche un campo molto debole può influenzare fortemente la particella a grandi distanze. Queste intuizioni porteranno Bohm a sviluppare la sua teoria dell’ordine implicato, un termine da lui coniato per riferirsi a ciò che egli considera una “forza” sottostante l’esistenza di ogni cosa nel mondo fisico. Questa caratteristica “nascosta” potrebbe essere rivelatrice di una più profonda dimensione di realtà, l’ordine implicato, laddove ogni cosa è connessa. Bohm suggerisce che è la relazione tra le cose a realizzare il mondo fisico, non gli oggetti in se stessi. A differenza che nel mondo materiale (ordine esplicato),  “nell’ordine implicato, spazio e tempo non sono più i fattori dominanti che determinano le relazioni di dipendenza o l’indipendenza dei diversi elementi. Piuttosto, un altro tipo di connessione di base degli elementi è possibile, da cui le nostre nozioni ordinarie di spazio e tempo, insieme a quelle di particelle materiali separatamente esistenti, rappresentano astrazioni come forme derivate da un ordine più profondo. Queste nozioni ordinarie in realtà appaiono in quello che viene chiamato l’ordine esplicato, che è una forma speciale e distinta contenuta all’interno della totalità generale di tutti gli ordini implicati“.[10]

Questa teoria segna un passaggio fondamentale d’incontro  tra coscienza e materia tanto che l’autore sostiene che “ognuna delle nostre coscienze individuali è una manifestazione dell’intera coscienza umana, con tutta la sua storia, le sue percezioni e interazioni con la natura. Quindi l’osservatore è la cosa osservata.”[11]

 

Il campo morfogenetico di Rupert Sheldrake

 

Cosi come Bohm elabora questa teoria in campo fisico, nel mondo della biologia è Sheldrake a formulare l’ipotesi della causalità formativa secondo cui esistono dei campi morfogenetici, forze invisibili presenti in un sistema, che organizzano gli elementi che appartengono a campo stesso.

Se un fenomeno accade più volte, esso crea un campo morfogenetico che tende a ricreare forme simili. Questo campo è responsabile dell’organizzazione, della struttura e della forma del sistema e avrebbe una sua memoria, determinata dal contributo di ciascun membro. L’autore sostiene l’esistenza di un nuovo tipo di campo in linea con le concezioni della moderna fisica quantistica rispetto al fenomeno dell’entanglement. Il termine entanglement (intreccio) fu introdotto da Erwin Schrödinger in una recensione del famoso articolo sul paradosso EPR che rivelò a livello teorico il fenomeno. Esattamente come gli organismi questi campi per Sheldrake hanno una memoria (risonanza morfica) e si evolvono: ogni individuo attinge alla memoria collettiva della propria specie e si sintonizza con i suoi membri passati e contribuisce a sua volta allo sviluppo futuro della propria specie. [12]

Ad esempio quando in BTE si usa la fenomenologia legata alla tradizione afro-brasiliana dire “Ogun” ha una risonanza morfica diversa da “guerriero” in quanto migliaia di persone per secoli hanno nutrito questa parola, parlando della forza guerriera. Introduce quindi un germe morfogenetico molto più potente. [13]

Ciascuno di noi è collegato al campo morfico del pianeta, della specie umana, della popolazione territoriale, della propria identità nazionale, fino al campo morfico della propria famiglia di origine. Di fatto quindi, nelle nostre interazioni e relazioni sociali, oltre al nostro stato di coscienza, è in azione anche il nostro campo morfico. Nelle Costellazioni Familiari, ad esempio, quando la persona si posiziona la centro del gruppo, apre il suo campo morfogenetico all’interpretazione delle persone che agiscono come rappresentanti. Questi ultimi percepiscono in modo sottile le informazioni stratificate nell’inconscio familiare: agiscono spontaneamente, mossi dalle istruzioni presenti nel campo morfogenetico, e fenomenologicamente danno forma alla rappresentazione.  L’ipotesi della causalità formativa spiega la ripetizione delle forme e non la sua origine.

 

Sul potere della mente: le connessioni transpersonali

 

Nell’attuale visione scientifica del mondo materia ed energia fisica rimangono le uniche e sole realtà primarie. Secondo questa visione, quando saremo in grado di comprendere a fondo il funzionamento del mondo fisico, avremo capito tutto, compreso il funzionamento della mente umana. Questo è qualcosa più di un paradigma che si applica a un particolare campo di studi: è una credenza comune a quasi ogni branca della scienza. È piuttosto un super-paradigma. Mettere in discussione questo super-paradigma è molto complesso. Non stupisce perciò che ogni suggerimento dell’esistenza di fenomeni come la telepatia, la chiaroveggenza, la precognizione, la guarigione psichica, l’efficacia della preghiera o altro che faccia pensare a una parziale indipendenza della coscienza dalla materia sia totalmente ignorato dalla scienza istituzionale. All’interno della visione del mondo attualmente accettata queste cose semplicemente non possono essere vere.[14]

Coloro che si sono sottoposti a terapie che comportano una regressione, che hanno vissuto esperienze alle soglie della morte o che hanno sperimentato viaggi nello spazio, mostrano una coscienza nuova e diversa. Secondo Laszlo la nostra mente non è limitata ai processi neurali che avvengono nel nostro cervello ma è uno strumento potente, una finestra sull’universo intero, un “ricevente a larga banda e un elaboratore di informazioni estremamente potente. Le informazioni che riceve provengono non solo dal nostro corpo, ma da vaste regioni del mondo circostante. Questo flusso trascende i confini ordinari dello spazio e del tempo: le coordinate spazio-temporali del qui e ora si fondono con quelle di altre ere e luoghi distanti”[15]

Egli afferma l’esistenza di un assoluto campo energetico virtuale che renderebbe l’universo più simile a un organismo vivente che a una roccia muta, un tutto che evolvendosi produce le condizioni per l’emergere della vita e della coscienza, un organismo con il quale bisogna imparare a vivere in sintonia. L’universo, dunque, come un insieme dinamico, un campo di consapevolezza in cui tutti i componenti sono in un processo di evoluzione. La sfida per fronteggiare la crisi e le emergenze del nostro tempo consiste nel promuovere l’evoluzione della coscienza per “integrare la nostra immagine del mondo, ormai frammentata, offrendoci non solo le informazioni, ma anche l’ispirazione necessaria per vivere e maturare in un mondo interconnesso. […] Ogni cosa è interconnessa, tutti i processi, tutti i sistemi, tutta la vita, tutto è interdipendente. […] Oggi l’umanità è di fronte alla scelta fra lo sprofondare nel caos oppure evolvere verso una nuova moralità, verso una comunità globale, etica e sostenibile. In tutta la storia non vi è mai stato un momento più potente per compiere un cambiamento cruciale su scala mondiale” [16]

La nuova visione scientifica del mondo sta sviluppando una nuova visione scientifica dell’esistenza, in cui materia e coscienza non siano più necessariamente separate ma, anzi, ritrovino una loro logica di coesistenza: “una scienza che includesse in sé le profondità della mente sarebbe veramente una scienza unificata. Essa capirebbe l’origine ultima di tutte le nostre paure inutili, capirebbe perché non viviamo la vita nella pienezza del suo potenziale, perché non siamo in pace interiormente. Una tale scienza contribuirebbe allo sviluppo di tecnologie interiori per acquietare la mente e trascendere le nostre paure. Ci aiuterebbe a diventare padroni anziché schiavi del nostro pensiero, in modo da convivere con questo accidente dell’evoluzione traendo profitto dai suoi benefici, ma senza permettergli di riempire la nostra mente al punto di farci perdere di vista altri aspetti della nostra realtà , ivi inclusa la nostra vera natura interiore. [17]

 

Crisi del Paradigma Meccanicista

 

Abbiamo osservato come il paradigma meccanicista-riduzionista è entrato irrimediabilmente in crisi per i suoi limiti nell’affrontare lo studio dei sistemi complessi, per il vacillare di alcuni presupposti nel campo della fisica (dalla quale era nato) e per le gravi conseguenze etiche ed ecologiche che comporta. Se in passato esso ha avuto una sua indubbia capacità esplicativa, oggi non può più essere adeguato se consideriamo le nascenti esigenze all’interno della società: dalla produzione di energia atomica agli sviluppi dell’elettronica, dall’astronautica all’ecologia, dalla crescente esigenza di salute e benessere globale (psico-fisico, sociale ed esistenziale) ai mutamenti socioculturali legati alla comunicazione e alla globalizzazione.[18]

Il mondo non è assolutamente più assimilabile entro i parametri della modernità classica, industriale, capitalistica, etnica, statale e non ultimo materiale-fisica e l’ambiguità che caratterizza questa epoca finisce per coinvolgere tutti i livelli: politici, individuali, familiari, tecnologici, economici, sociali. Tutti questi cambiamenti sono affiancati da una sensazione di crisi permanente. Le nuove generazioni, che sono nate e strutturalmente possiedo categorie d’incertezza e liquidità su tutti i livelli,  non credono più a niente, sono esigenti e allo stesso tempo scettici.[19]

L’attuale momento storico (postmodernità) è caratterizzato “da un pensiero specifico, dal collasso di quasi tutti i sistemi ideologici e di riferimento del ‘900, dall’inserzione delle tecnologie come terzo asse d’intelaiatura della specie umana, insieme al binario biologico e culturale.”[20]

I paradigmi cambiano, da sempre, ma non cambiano facilmente: sono tanto profondamente radicati nella cultura che vengono raramente messi in discussione. I dati che contraddicono la visione delle cose in auge al momento sono trascurati o contestati; oppure, “se non è possibile negarli, sono incorporati, spesso goffamente, nel modello esistente.”[21]

Di conseguenza oggi ci troviamo alle porte di un nuovo percorso, il cui cammino non scorre tranquillo, ma è costellato di sobbalzi, scossoni e brusche frenate. Se è vero che un cambiamento di prospettiva è possibile, è altrettanto necessario che ciascuno di noi colga e interpreti la nuova visione cominciando da se stesso, dal proprio ambiente, dalla propria comunità. Solo cosi diventeremo operatori culturali, “agenti responsabili e realmente efficienti del cambiamento e della trasformazione della nostra società. La coscienza planetaria coincide con la conoscenza e con la percezione della vitale interdipendenza ed essenziale unità del genere umano, e la consapevole adozione dell’etica e dell’ethos che ciò comporta.”[22]

 

Bibliografia

 

[1] Laszlo, E., (1998), Terzo millennio: la sfida e la visione, Corbaccio

[2] Lattuada P.L. (2004), Oltre la mente, Franco Angeli

[3] Capra F. (1984) ll punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente, Feltrinelli

[4] Lattuada P.L. (2004), Oltre la mente, Franco Angeli

[5] Capra F. (1989) ll tao della fisica, Gli Adelphi

[6] Calcina C. (2017), lezione “Dei Sistemi e delle Relazione: una visione analitico transpersonale.” 9 giugno 2017

[7] Bateson G. (1976), Verso un’ecologia della mente, Adelphi

[8] Pert. C. (2000), Molecole di emozioni, Tea Libri

[9] Krishnamurti J., Bohm D. (1986), Dove il tempo finisce, Ubaldini Editore

[10] Bohm D. (1980) Wholeness and the Implicate Order, Taylor and Francis e-Library

[11] Krishnamurti J., Bohm D. (1986), Dove il tempo finisce, Ubaldini Editore

[12] Shaldrake, R. (1998), L’ipotesi della casualità formativa, Red Edizioni

[13] Lattuada P.L. (2017) Lezione “Metodologia BTE” 10-11 giugno

[14] Russel, P., (1998), Il risveglio della mente globale, Feltrinelli

[15] Laszlo, E., (1998), Terzo millennio: la sfida e la visione, Corbaccio

[16] Laszlo, E., (1998), Terzo millennio: la sfida e la visione, Corbaccio

[17] Russel, P., (1998), Il risveglio della mente globale, Feltrinelli

[18] Capra F. (1984) ll punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente, Feltrinelli

[19] Cianconi P. (2017), lezione “Etnopsichiatria, postmodernità e complessità sociale” 13 Ottobre 2017

[20] Cianconi P. (2011), Addio ai confini del mondo, Franco Angeli

[21] Kuhn T. (1962), La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Piccola Biblioteca Einaudi

[22] Laszlo, E., (1998), Terzo millennio: la sfida e la visione, Corbaccio

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