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Verso un Pensiero Integrale pt.1 | Psicologo Milano Simone Curto
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Verso un Pensiero Integrale pt.1

Verso un Pensiero Integrale pt.1

Il punto di svolta

 

Il pensiero occidentale moderno ha avuto il merito di creare una scienza sperimentale universale capace di dare unità di comprensione, linguaggio e metodo. Questa visione, fatta di concretezza e prevedibilità, è talmente tanto rassicurante da persistere fino ai giorni nostri. La descrizione coerente del mondo atomico e subatomico scardinata dalla moderna fisica quantistica, ha generato tuttavia una prima e profonda occasione di crisi, trasformazione e rinnovamento, convincendo una sempre più consistente parte di scienziati a proiettare il proprio lavoro verso nuovi modelli e scenari di ricerca.

 

La crisi del vecchio paradigma diventa perciò un’occasione, quella che Capra definisce, riferendosi a un esagramma dell’I Ching, il “punto di svolta” ovvero il superamento del riduzionismo ispirato dalla nuova rivoluzione integrale:

 

 

Dopo un tempo di declino viene il punto di svolta. La luce intensa che era stata schiacciata ritorna. C’è movimento, ma non è determinato per violenza…Il movimento è naturale, sorge spontaneamente. Perciò la trasformazione di ciò che è invecchiato diventa facile. Il vecchio viene rifiutato e ad esso subentra il nuovo. Entrambe le misure sono in accordo con il tempo, perciò non ne risulta alcun danno.

 

 

Il paradigma meccanicistico lascia il posto al nuovo paradigma integrale che conta, per la prima volta nella storia, di superare il dualismo tra materia e coscienza, alla “ricerca dell’uomo universale, nel quale convivono l’artista e lo scienziato, il medico e lo sciamano, l’esoterico e lo psicologo, l’istintivo e il pensatore, l’adulto e il bambino, il guerriero e l’amante, il mago e il folle.”[1]

 

Dal pensiero mitologico al paradigma scientifico

 

L’uomo ha cercato fin dall’inizio della sua storia il significato della propria esistenza. Il paradigma mitologico regna incontrastato per millenni: l’uomo primitivo riconosce l’esperienza della divinità direttamente nella natura e cerca di ingraziarsela con cerimonie e sacrifici. La natura, la vita, la storia e tutto ciò che lo circonda, appare come un turbinio di eventi. Egli non conosce le leggi che governano gli eventi, le cause della vita e della morte, del bene e del male, non coglie le dinamiche storiche del proprio popolo e davanti a questo universo di immagini incomposte, rischia di perdersi. Il mito diventa quindi un modo per conoscere la propria realtà e costruire ordine: i miti rivelano il legame profondo che regola la vita e la morte, i successi e le sconfitte, l’estate e l’inverno, tutto ciò che è accaduto e che accadrà, un atto formale che corrisponde alle esigenze della tribù in modo da costruire credenze di un gruppo condivise. Questo fino alla nascita delle grandi religioni monoteistiche: l’uomo ora non ha più bisogno di farsi domande poiché tutte le risposte sono già state date. Il paradigma della fede si protrae in tal modo fino ai secoli bui del Medioevo.

 

La Scienza

 

La scienza nasce nel Seicento con la proposta di Galileo di un metodo sperimentale e riproducibile che potesse dare un alto margine di veridicità e universalità ai dati raccolti e alle ipotesi di funzionamento della realtà. Gli studi astronomici di Copernico, Keplero e poi Galileo, creano i presupposti per una nuova concezione di scienza, più matura e realistica, in cui non più la superstizione o il dogma ma l’osservazione, la sperimentazione, la verificabilità divengono le nuove parole d’ordine. I principi empirici e quantitativi applicati da Galileo si sviluppano poi in un metodo compiuto e rigoroso grazie a Bacone e Cartesio. Bacone ebbe il merito di esplicitare le due fasi costitutive del metodo, tuttora applicate: quella induttiva (formulazione dell’ipotesi) e quella empirica (verifica sperimentale o osservativa dell’ipotesi e sua ripetibilità). Cartesio rese possibile la descrizione quantitativa dei moti dei corpi mediante un sistema, da lui inventato, di assi ortogonali (poi chiamati in suo onore “assi cartesiani”) e formalizzò quindi la pietra angolare della scienza moderna: il metodo analitico. Il suo metodo analitico consiste infatti nello scomporre fenomeni, oggetti, pensieri e problemi in parti e aspetti, e poi nel disporre questi frammenti in un appropriato ordine logico. Dopo l’iniziale persecuzione contro questo nuovo modello la società decide di aderire alla proposta. La Chiesa accetta la proposta di Cartesio cedendo alla Scienza uno spazio di potere nel dividere tutto ciò che riguardava la spiritualità, l’anima o res cogitans, dalla res extensa, la sostanza fisica, oggetto di studio della moderna scienza nascente: “nel mondo moderno, all’indigeno si sostituì l’indagine, all’esperienza estatica la misurazione. L’incanto estatico, magico e inquietante dello sciamano, venne ricondotto nel grembo rassicurante della ragione. La natura smise di animarsi di divinità protettrici o terrifiche per farsi luogo di dominio, controllo e sottomissione”.[2]

 

Nasce cosi il paradigma razionale che, per oltre tre secoli, indaga la materia come unica realtà emarginando la coscienza a elemento poco significativo: la concezione dell’essere umano finisce per diventare frammentata, scissa tra corpo, mente e anima, si perde il senso della sua unità.

 

Da Psichè a Mente

 

La scienza si suddivide in settori disciplinari, sempre più iper-specialistici, e si perde nuovamente l’occasione di un’osservazione del contesto più ampia, integrale. La psiche, termine nato con la poesia greca e ripreso concettualmente da Aristotele e Platone, l’anima, il soffio vitale, ciò che caratterizza ogni singolo individuo, viene troncato a metà e il mondo interiore finisce per essere associato esclusivamente ai processi mentali: “Se ne vanno la vista, il suono, il sapore, il tatto e l’odore, e assieme ad essi se ne sono andati da allora l’estetica e la sensibilità etica, i valori, la qualità, la forma; tutti i sentimenti, i motivi, le intenzioni, l’anima, la coscienza, lo spirito. L’esperienza (soggettiva) in quanto tale è espulsa dall’ambito del discorso scientifico.”[3]

 

 

Il metodo scientifico moderno riesce tuttavia a fornire per tutti (o quasi) il progresso tecnologico che ha condotto allo stile di vita e al benessere di cui oggi possiamo godere. Questo a discapito di una “cultura basata sull’espropriazione e lo sfruttamento della natura, a scapito dell’antica cultura della condivisione. […] Ne derivarono il conseguente disprezzo per le leggi naturali, la colpevolizzazione del piacere, la perdita del senso di sacralità dell’esistenza, il controllo e l’asservimento della natura al profitto personale, la negazione dell’esperienza interiore a favore dell’esperienza intellettuale, la tirannia del controllo sulla fiducia, del pensiero sull’immaginazione, del ragionamento sull’intuizione”.[4]

 

Ma le critiche a questa impostazione non tarderanno ad arrivare sia dagli studiosi delle scienze fisico-biologiche che delle scienze socio-psico-antropologiche. [continua…]

 

Bibliografia

 

[1] Lattuada P.L. (2005), Sciamanesimo Brasiliano, Anima Edizioni

[2] Lattuada P.L. (2004), Oltre la mente, Franco Angeli

[3] Capra F. (1984) ll punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente, Feltrinelli

[4] Lattuada P.L. (2004), Oltre la mente, Franco Angeli

 

 

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