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Freud e l'Inconscio | Psicologo Milano Simone Curto
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Freud e l’Inconscio

Freud e l’Inconscio

Oltre i limiti del modello medico

 

Lo studio della psicologia nasce nell’ambito del modello positivista e ne subisce l’influenza organicista assumendone la concezione descrittiva e tassonomica: per il Modello Biomedico Nosografico dietro a ogni disturbo c’è una malattia, intesa come distaccamento da una condizione di salute-normalità.

Da questo punto di vista la psicopatologia è una materia di studio che comprende una parte statica e una dinamica: quella statica si rivolge alla descrizione delle forme del disagio psichico, mentre quella dinamica si orienta a comprenderne le cause.

La moderna psichiatria è ancora oggi portavoce di questa visione che relega la soggettività all’invariata stabilità oggettiva delle forme psicopatologiche nosografiche del DSM-V e che ha portato “coloro che hanno il compito di rispondere alla questione posta dall’esistenza del folle […] a interporre, fra essa e loro, quei banchi di scuola in cui in quest’occasione hanno trovato la muraglia buona per riparacisi.” (Lacan J. (1958), “Una questione preliminare ad ogni possibile trattamento della psicosi”, in Id., Scritti vol. II, Einaudi Editore)

 

 

 

La scoperta di Freud

 

 

La formulazione di Freud dell’inconscio e la costruzione rivoluzionaria di una psicopatologia dinamica promossa dal Modello Psicoanalitico hanno fornito per la prima volta l’occasione per incrinare la visione riduzionista imperante.

Nell’ipotesi strutturale freudiana l’apparato psichico è costituito da Es, Io e Super Io. L’Es è l’istanza psichica completamente inconscia, unicamente rivolta al raggiungimento del soddisfacimento e della scarica della tensione.

Da questo nucleo inconscio della psiche, si differenzia, a contatto con una realtà che pone richieste, l’istanza organizzata dell’Io deputata alle funzioni psichiche che avvengono sulla superficie dell’apparato psichico. Questo Io cerca di moderare le irrealistiche richieste pulsionali dell’Es. Il Super Io si sviluppa come Ideale dell’Io e si fa portavoce di richieste che l’Io non riesce a soddisfare nella realtà. In quest’ottica, per Freud, la vita mentale è basata su un contrasto tra psichico e reale, tra mondo interno ed esterno, in cui l’Io si destreggia tra Es, Super Io e realtà esterna.

 

Io Adattato

 

Dallo stato di fusione iniziale pre-personale con la mamma, il bambino porta a termine il compito di separazione e individuazione e sviluppa il Super-io. Ha acquisito una buona capacità di differenziazione ma si dibatte ancora in conflitti con l’autorità anche se regolati da un maggior giudizio critico e da una buona capacità di contenimento delle pulsioni. Chi porta a termine questo compito evolutivo assume una struttura sana, altresì chiamata nevrotica, che lo porta anche all’inclusione nel suo mondo di un terzo oggetto simbolico, il padre: parliamo in questo caso di un Io Adattato.

 

La sofferenza

 

La sofferenza nasce dall’incapacità di adattamento dell’individuo alla società a causa di relazioni oggettuali disfunzionali, dove gli oggetti sono rappresentati primariamente dalle figure genitoriali, poiché esse sono interiorizzate e proiettate inconsciamente nel mondo influenzando il rapporto con la vita.

Lo sviluppo umano si concentra sul soddisfacimento dei bisogni primari di sicurezza, amore, fiducia e la guarigione si traduce nel risalire alla storia biografica dell’individuo per ristrutturare gli oggetti interni disfunzionali da cui derivano conflitti, inibizioni e complessi per favorire un buon adattamento.

Chi rimane fuori, fissato a un livello simbiotico-fusionale precedente la separazione-individuazione, non riesce a differenziare tra sé e l’oggetto, ciò che è dentro da ciò che è fuori, perdendo il senso di realtà: l’individuo assume una cosiddetta struttura psicotica.

A metà strada troviamo infine i soggetti con struttura borderline che hanno maggiore capacità di differenziazione ma non posseggono un Super-io ben strutturato: non essendo stata portata a termine l’indipendenza dalle figure genitoriali il soggetto è in bilico tra il rischio della fusione con l’altro e quello dell’isolamento dovuto all’abbandono.

Questa altalena conduce a sentimenti angosciosi che si riattualizzano anche all’interno della relazione terapeutica portando alla continua idealizzazione e svalutazione del terapeuta.

Se nella prima impostazione freudiana la patologia psichica era interpretata come conseguenza di eventi traumatici questo modello ipotizza un Io impegnato a ridurre i perenni conflitti tra le pulsioni e le varie strutture psichiche.

 

Spunti di riflessione in ottica transpersonale

 

Ci sono alcuni punti chiave della teoria psicoanalitica che la psicologia transpersonale trascende e include (De Luca A. (2018) Dispensa, Psicopatologia: Evoluzione dei modelli in psicopatologia) e che sono importanti da focalizzare:

  • la comprensione della psicopatologia senza più riferimento alle categorie nosografiche della vecchia psichiatria;
  • l’intuizione della vita psichica come processo evolutivo inarrestabile, che non si sviluppa solo in senso lineare, ma può subire anche regressioni e fissazioni;
  • la descrizione e la definizione di queste fasi nell’evoluzione dell’ego, risalendo al periodo neonatale (negando tuttavia ogni influenza della vita prenatale/perinatale e di fattori collettivi o trascendenti rispetto all’esistenza individuale).

Per approfondire:

Sul legame con l’invisibile: la psicologia transpersonale

Dall’Io al Sè: la psicologia transpersonale

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