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Esplorando la pratica del Vuoto in psicoterapia | Psicologo Milano Simone Curto
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Esplorando la pratica del Vuoto in psicoterapia

Esplorando la pratica del Vuoto in psicoterapia

Esplorando la pratica del Vuoto in psicoterapia

 

Il vuoto è un concetto che ha radici antiche in molte tradizioni spirituali e nella filosofia orientale dove non viene visto come una mancanza, ma piuttosto come un’essenza che permea tutto ciò che esiste. Il vuoto può essere anche applicato in psicoterapia come strumento per l’auto-esplorazione e la guarigione.

 

 

Il vuoto nella filosofia orientale

 

Nella filosofia cinese, ad esempio, il vuoto è visto come un principio fondamentale dell’universo, l’infinito, chiamato Wuji, la fonte di tutti gli esseri e il luogo da cui emerge ogni cosa.

Nella filosofia buddhista il vuoto rappresenta la verità ultima: tutti gli esseri sono vuoti, ossia privi di un sé permanente e immutabile. La pratica meditativa nel buddhismo mira a sviluppare in questo senso una comprensione profonda della natura vuota di tutti gli esseri.

Nella filosofia giapponese, il concetto di vuoto è spesso associato al concetto di Ma che si riferisce allo spazio tra gli oggetti. Esso non è semplicemente uno spazio vuoto, ma piuttosto uno spazio che ha una presenza e una propria importanza, come lo spazio tra un oggetto e l’altro, tra una parola e l’altra. Il concetto di Ma viene spesso utilizzato nell’architettura e nelle arti giapponesi per creare un senso di equilibrio e armonia.

 

 

Per approfondire: “Zero” : Seife e la storia di un’idea pericolosa

 

 

Il vuoto in psicoterapia

 

 

In psicoterapia transpersonale il vuoto può essere utilizzato come strumento per accedere ai livelli più profondi della personalità tramite la padronanza di pratiche come la meditazione, la respirazione consapevole o il movimento spontaneo, che permettono al paziente di entrare in uno stato di vuoto e di connessione profonda con sé stessi.

Questo approccio terapeutico incoraggia il paziente a osservare i propri pensieri, emozioni e comportamenti senza giudizio, creando uno spazio per sviluppare una maggiore consapevolezza di sé.

 

 

Vedi anche: Dall’Io al Sè: la psicologia transpersonale

 

 

Favorire la disidentificazione

 

 

La pratica del vuoto è un concetto fondamentale in psicoterapia transpersonale poiché permette di raggiungere uno stato di consapevolezza più profondo e di dissolvere le identificazioni egoiche che possono ostacolare il processo di guarigione e di crescita personale.

La disidentificazione rappresenta la capacità di separarsi dai propri pensieri, emozioni e sensazioni fisiche, osservandoli in modo distaccato e senza giudizio. Attraverso questa pratica, è possibile riconoscere le proprie identificazioni e imparare a non identificarsi con esse, sviluppando così una maggiore consapevolezza di sé e un senso di distacco dagli eventi esterni.

Questa pratica può essere utile anche per lavorare con emozioni difficili, come la rabbia, la tristezza o la paura, che spesso sono associate a pensieri e identificazioni egoiche: attraverso la disidentificazione e l’osservazione distaccata di queste emozioni, è possibile sviluppare una maggiore consapevolezza e comprensione di sé, liberando energia e risorse per il processo di guarigione.

 

Per fare esperienza: Passaggio dallo Zero

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